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Da Confcommercio Abruzzo raccolta di firme contro gli studi di settore20-06-2007 13:12
Questioni fiscali

L’assemblea dell’Unione Regionale Abruzzo Confcommercio, coordinata dal Presidente Ezio Ardizzi e dai vicepresidenti Angelo Allegrino, Giandomenico Di Sante e Roberto Donatelli, ha promosso una raccolta di firme da presentare al Ministero dell’Economia per contrastare l’attuale applicazione degli studi di settore, che non tengono effettivamente conto della realtà in cui operano le imprese del commercio, del turismo e dei servizi. Analoga iniziativa è stata assunta anche nella regione Veneto. La raccolta di firme, che avrà inizio nei prossimi giorni e verrà effettuata in tutte le strutture delle Confcommercio provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo, si è resa necessaria dopo l’introduzione dei “nuovi indici di normalità economica” elaborati dal Governo, che comportano un insostenibile aggravio della pressione fiscale sulle imprese. Per quelle stesse imprese che fino all’anno scorso risultavano in piena regola con il fisco e che oggi, con l’applicazione dei nuovi indici e con il conseguente aumento del ricavo presunto, non risultano più “congrue” con gli studi di settore. L’obiettivo è quello di far sospendere l’applicazione dell’attuale sistema impositivo e di ottenere la revisione concertata degli studi di settore e la cancellazione degli “indici di normalità economica”. Abruzzo Confcommercio, facendosi portavoce e a tutela delle imprese rappresentate, non può accettare di vedere continuamente pressate dal fisco, con il pregiudizio dell’evasione fiscale, un universo di piccole e medie imprese e di imprenditori che operano alla luce del sole e che ha il merito di essere il settore più dinamico del nostro sistema economico. “La nostra – dichiarano gli attuali dirigenti di Abruzzo Confcommercio Ezio Ardizzi, Angelo Allegrino, Giandomenico Di Sante e Roberto Donatelli - è un'azione necessaria alla difesa delle tante piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi che, prima dell'applicazione agli studi di settore degli indici di normalità economica elaborati dal Governo, erano perfettamente in regola con il fisco ed ora non lo sono più. Si sta infatti verificando che con l'applicazione di questi nuovi parametri, già indicati da tutti molto approssimativi per molte categorie, il contribuente si veda aumentare il reddito presunto anche del 40% a parità di guadagni”.

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